Cos’è un Hackathon?
Il termine “hackathon” deriva dal verbo inglese “to hack”, ossia intaccare, colpire, forzare il sistema. Si tratta di un evento partecipato, un percorso collettivo in cui i principi fondamentali di un determinato oggetto vengono completamente messi in discussione. Oltre, però, all’azione critica è fondamentale il momento creativo durante il quale le idee di tutti i presenti convergono per concretizzarsi in una serie di proposte alternative.
Il nostro hackathon
La terra è fonte di cibo, riparo, reddito e identità sociale. Ma per molte persone povere, l’accesso alla terra e la garanzia del suo possesso sono sempre più irraggiungibili. La terra rappresenta inoltre un patrimonio sociale di cruciale importanza per l’identità culturale, il potere politico e la partecipazione ai processi decisionali. Secondo il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo dell’Onu (Ifad), la maggior parte delle persone povere nel mondo vive nelle zone rurali. Un quarto dell‘ 1,1 miliardo di persone povere nel mondo è senza terra. Quasi 200 milioni non hanno terra sufficiente per garantirsi uno standard di vita dignitoso.
Violazioni del diritto alla terra, alla proprietà e all’abitazione si verificano in ogni parte del mondo.
La terra è inoltre sempre più oggetto di speculazione: monetizzata per l’edilizia, sfruttata e depredata dei suoi componenti vitali per le coltivazioni intensive, avvelenata da una chimica violenta, rubata ai suoi storici abitanti e utilizzatori (Land Grabbing). Il fenomeno del land grabbing (con l’acquisizione su larga scala delle terre coltivabili nei paesi in via di sviluppo da parte di multinazionali, governi stranieri o privati) sta aggravando una situazione già delicata di iniqua distribuzione della terra: piccoli proprietari e contadini ne perdono possesso e di conseguenza viene meno la loro principale fonte di sostentamento.
Assumiamo anche che la terra è ciò che garantisce la vita, rigenerando prodotti che sono il nostro cibo.
Una terra non libera produce un cibo non libero. Ciò che serve all’uomo è invece un cibo vero, buono, non alienato e figlio di una filiera conosciuta e conoscibile, di una mano sapiente che lo coltiva e di artigiani che hanno un nome.
Condivisi questi assunti, individuiamo 4 macro temi, inscritti all’interno di due concetti che si fanno comune denominatore: la sostenibilità, intesa come eredità positiva edificata per il futuro, e la bellezza, intesa come risultato di un ecosistema circolare, basato sul rispetto.