I TEMI

Struttura socio-politica e proprietà della terra

Fra pochi decenni gli uomini del mondo vivranno per l’80% nelle città. Meglio dire nelle periferie delle città. E la terra? Tutta nelle mani delle multinazionali e di fondi immobiliari poiché più redditizia e concentrata, quindi efficiente. Un’urbanizzazione che sembra essere condotta dalle necessità generate dalla sovrastruttura. È davvero questa l’unica prospettiva? È possibile ripensare ad un modello di sviluppo
che inverta questa tendenza o la renda compatibile e sostenibile?




Lavoro e ridistribuzione della terra

Se la terra è vita, lavorare la terra significa produrre e riprodurre la vita.
Oggi la nostra società spegne il lavoro e riduce la vita. Partendo dal presupposto che il lavoro definisce l’uomo e considerando il fatto che l’agricoltura è stata negli anni passati ostracizzata e relegata a una condizione sociale il più delle volte denigrante, senza contare forme di schiavitù e lavoro sommerso, come si restituisce dignità al lavoro della terra? E laddove c’è ancora consapevolezza di questa dignità, come restituire la terra a chi vuole tornare ad essa? Come poter tornare sulle proprie terre in condizioni di sicurezza quando queste sono state requisite nel corso di conflitti armati e quando le leggi sulla restituzione delle terre non sono accompagnate da indagini e procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili dell’espropriazione e dell’allontanamento dei legittimi proprietari?



Relazione e cibo

Esiste una differenza profonda fra la terra, come elemento fondamentale e ricostitutivo del circolo alimentare, e il territorio, inteso come popolo, storia, cultura, memoria e appartenenza. Una terra buona e un paesaggio ricco e biodiverso sono una delle prime garanzie per la salute degli uomini, in quanto producono cibo buono (intriso di relazioni) contrapposto alla visione alienata di un cibo che sembra avere nel packaging la sua unica identità. Come si insegna e promuove l’ascolto della terra? Come ci si riappropria della sovranità alimentare, intesa come diritto e libero arbitrio nel rispetto della terra? Come ricostruire un cibo di relazione?



Sviluppo e rispetto delle risorse naturali

Il rapporto speciale dei popoli nativi con i rispettivi territori è riconosciuta e tutelata dal diritto internazionale, in particolare dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. Tuttavia, il proliferare dei mega-progetti ha portato a un aumento dei conflitti per il controllo delle terre e delle risorse naturali. Autostrade, oleodotti, dighe idroelettriche e miniere a cielo aperto sono alcuni dei progetti di sviluppo che i governi continuano a svolgere sopra o vicino a territori nativi senza ottenere il consenso libero, preventivo e informato delle popolazioni che ci vivono. Com’è possibile condurre progetti di sviluppo preservando le risorse naturali e rispettando i diritti economici, sociali e culturali delle popolazioni native che vivono in quei territori?